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La Torre dell’Orologio ospita dal 2001 il museo e l’archivio della Società Monte Amiata. In origine il corpo di fabbrica della Torre faceva parte degli edifici che contenevano i forni Cermak-Spirek, costruiti nel 1898 su progetto dell’ingegner boemo Vincenzo Spirek. La struttura attuale, dopo gli interventi di bonifica, corrisponde all’ingresso della fabbrica, illustra i sistemi di escavazione del minerale e di estrazione del metallo, le fasi di lavoro,la vita quotidiana dei minatori, gli usi del mercurio nel tempo.
Il percorso multimediale, aperto nel 2016,è un progetto di Studio Azzurro, un gruppo di artisti italiani noto a livello internazionale per la realizzazione di videoambienti, ambienti sensibili e interattivi. Questo allestimento, organizzato nei suggestivi spazi dell’EX Officina Meccanica, rappresenta un luogo delle emozioni e delle suggestioni che volutamente prosegue il museo documentario della Torre dell’Orologio.
La vicenda storica e umana della cultura mineraria del Monte Amiata, ma anche la sua disposizione territoriale e sociale, mostrano delle peculiarità che sono state evidenziate nella successione tematica, conformata come una vera e propria sceneggiatura che accompagna lo spettatore immergendolo nella narrazione e nell’esperienza e della vita mineraria.
Parliamo della multimedialità come elemento trans disciplinare e trans generazionale, per quanto è una modalità che coinvolge tutte le fasce d’età.
Dopo la visita al Museo Documentario e al Museo Multimediale è possibile salire sul vagone dei minatori e percorrere 250 metri nella galleria, dove sono ricostruite alcune ambientazioni di lavoro corredate di utensili e macchinari, oltre ai fronti di escavazione.
Il percorso approfondisce alcun momenti particolarmente significativi del lavoro di miniera, come i fronti di escavazione con terreni contenenti cinabro e l’arrivo dei carrelli alla bocca del pozzo, e illustra l’evoluzione dei sistemi di lavoro, a partire dagli anni ’20 fino ad arrivare agli anni ’50 del Novecento, entro un’atmosfera suggestiva di suoni e di odori.
Il trenino dispone di posti limitati: è consigliata dunque la prenotazione.
Quella conosciuta come Zona XXII si affaccia sulla galleria posta al medesimo livello di scavo. E’ caratterizzata dalla presenza imponente del Pozzo Garibaldi, l’ultimo che si apriva all’esterno, iniziato nel 1938 e all’epoca chiamato Pozzo Impero. Altri esterni erano il Pozzo Italia e il Pozzo Mafalda; mentre gli interni erano il Mili, il San Callisto, il Pozzo Nuovo e il Pozzo Ausiliario, tutti adibiti in tempi diversi alla circolazione dei vagoni e del personale. Da questi venivano calate le “gabbie” con cui i minatori scendevano nelle gallerie scavate orizzontalmente ad intervalli regolai di 25 metri. Durante i turni di lavoro si trasportavano in superficie i carrelli con il minerale e si facevano scendere quelli vuoti.
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